Esistono alcune cose che, pur avendole avute sotto mano e davanti agli occhi per giorni, mesi o anni, acquistano significato soltanto adesso. Così, d’un tratto.
Come se fino a ieri non le avessimo mai percepite come sono realmente. Ci appaiono vere, vestite di nuovi significati. Di sensi forse mai avuti.
Esistiamo noi, che ci vediamo allo specchio ogni mattina, ma non ci guardiamo. Ci limitiamo a creare una discreta imitazione di noi stessi, seguendo un copione da recita di fine anno.
D’un tratto, così come per le cose, iniziamo a vestire nuovi ruoli, sentiamo di non appartenere ad alcun copione, cominciamo a prendere gusto con l’improvvisazione, con gli errori, con le scene sbagliate.
E sentiamo che è quello il teatro più bello. Quello che non ha regia, né costumi, né scenografie, né spettatori.
Soltanto noi, al centro di un palcoscenico immaginario, con un faro puntato addosso.
Esplosione di ombre nella sua meravigliosa forza accecante.
Lo sketch è realizzato in collaborazione con Ella.
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