Non vi è dolore che non abbia almeno una piccola ferita a forma di sorriso.
Non vi è felicità senza lacrime.
In questo mare di paradossi, di contrasti, di rime scriteriate, restiamo a galla aspettando che il riflesso dell’alba, sulle piccole onde, ci restituisca quel piccolo miracolo che ogni giorno accade: la rinascita.
Ogni sera poniamo fine ad un capitolo, chiudiamo gli occhi e l’indomani ci ritroviamo una nuova pagina, bianca, tutta da scrivere.
Possiamo anche lasciarla pulita, bianca, vergine.
Sarà comunque piena, intrisa di quel vuoto di noi, che è spazio colmo di connessioni. Vuoto, da vo(c)ĭtus, variante di vacēre, “esser libero“. Siamo liberi quando sentiamo il vuoto, quando abbiamo lo spazio necessario per andare, se è il caso, anche oltre.
Siamo liberi quando non vediamo più confini.
O quando siamo noi stessi, i confini.
Di un mare aperto, di un’alba piena o di una pagina bianca.